Mese: settembre 2018

L’esempio di Riace per un Grande Racconto positivo di Piero Bevilacqua

L’esempio di Riace per un Grande Racconto positivo di Piero Bevilacqua

Riace ha valore se diventa progetto realistico, comprensibile al largo pubblico», scrive a ragione Alfio Mastropaolo sul manifesto di giovedì 30 agosto, anche se definisce ingenerosamente «fatuo» l’articolo di Saviano su quella esperienza. Questo è esattamente il punto.

Perché pur nella sua singolarità, l’esperienza di quel piccolo comune calabrese potrebbe costituire il punto di partenza e il modello di un progetto di vasto respiro, le cui potenzialità economiche, sociali, ambientali sono sovranamente ignorate dall’opinione pubblica nazionale. Quel che è sconosciuto alla maggioranza degli italiani e quel che non sanno comunicare i media – a causa dell’analfabetismo storico del fenomeni naturali e territoriali delle nostri classi dirigenti e delle élite intellettuali – è che l’Italia si è infilata in un processo di squilibrio territoriale da cui uscirà devastata, se non saranno invertite le attuali tendenze demografiche. Gran parte della dorsale appenninica e preappennica, le colline con le cittadine e i borghi che la punteggiano, le campagne e i boschi che la ricoprono, sono in stato di abbandono e vanno spopolandosi, soprattutto al Sud, a velocità crescente.

Se la tendenza continua, gran parte della popolazione, delle attività produttive, delle infrastrutture, del traffico di uomini e merci – che farà esplodere strade e città – si concentrerà lungo le coste. Il processo creerà congestioni insostenibili in pianura ed esporrà gran parte della ricchezza del paese ai disastri dei fenomeni meteorici estremi. Senza il filtro della presenza umana nelle colline, senza la manutenzione dei contadini, l’intera struttura di un paese moderno, ma segnato da grave fragilità dei suoli, é destinato a subire danni ingenti a ogni episodio meteorico violento.

Da millenni l’Appennino “scende” a valle, senza presenza umana precipiterà. Ebbene, come si fa ad affrontare un problema di così vasta portata, ma cosi vitale per il nostro avvenire, senza scorgere nei giovani migranti che arrivano sulle nostre terre forse l’unica leva – visto il trend naturale della demografia nazionale – per progettare un ambizioso piano di valorizzazione delle aree interne? Non è possibile incominciare a mobilitare, sindaci, Ong, volontari, Coldiretti e organizzare chi arriva in cooperative di manovali che restaurano e abitano case, coltivatori delle terre abbandonate, silvicultori dei nostri boschi degradati, allevatori ittici delle acque interne, artigiani del legno, ecc.? Perché un simile progetto non può non solo essere promosso, sul piano operativo, nelle singole realtà locali più favorevoli, ma diventare il Grande Racconto positivo in grado di convincere anche la massaia che non legge il giornale? Scusandomi con le massaie: in Italia a non leggere il giornale ci sono anche tanti docenti universitari.

Questa è la grande prospettiva storica, che mostra la drammatica necessità degli arrivi. Poi c’è il quotidiano. Il razzismo «in senso al popolo», se cosi si può dire, è dilagato per ragioni che gran parte della sinistra e anche il Pd – che io non considero formazione di sinistra – non sanno vedere. La verità nascosta è che i disagi dell’immigrazione – peraltro quanto mai contenuti – hanno una geografia e una ricaduta apertamente classista. La degradazione di alcuni quartieri delle nostre città e dei nostri paesi, per la presenza di immigrati allo sbando, di giovani senza famiglie, che mangiano cibo scadente, non hanno casa, sono privi dei servizi essenziali, non hanno relazioni da mesi o da anni con una donna (e sì, parliamone, gli occidentali istruiti a 20 anni, non fanno sesso?), costituiscono dei piccoli inferni di degrado nelle stesse aree dove vivono i nostri ceti popolari e il nostro ceto medio.

Non certo le aree in cui il Pd e Forza Italia hanno i propri bacini elettorali. Strati sociali che da dieci anni vedono progressivamente eroso il proprio reddito, diminuire drammaticamente le occasioni di lavoro, crescere l’insicurezza generale per il proprio futuro.Una vasta platea per giunta ormai privata della rappresentanza politica dei vecchi partiti di sinistra. Come si può pensare che non sorgano atteggiamenti di ostilità nei confronti dello straniero, soprattutto se qualcuno costruisce sul disagio un racconto politico di odio per lucrarci vantaggi politici? Un nemico diventa necessario quando si continua a star peggio e non se ne comprende la causa. E se le forze democratiche sono incapaci di una politica locale di integrazione e organizzazione di comunità di lavoro, continuano a lisciare il pelo all’Ue, che ha generato il populismo in tutto il continente con le sue politiche dissennate di austerity, strozza le finanze dei nostri comuni, ma non riesce a sanzionare i paesi che respingono i migranti, allora stupirsi del razzismo che dilaga è solo pianto sul latte versato.

 

Il Manifesto

2.9.2018

Raccolta differenziata della carta, il Sud trascina l’Italia di Marta Gatti

Raccolta differenziata della carta, il Sud trascina l’Italia di Marta Gatti

Le buone notizie per la raccolta di carta e cartone arrivano dal Sud. Lo dice il 23° Rapporto Annuale di Comieco. Il consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi a base cellulosica ha presentato, a metà luglio, a Palermo i risultati del 2017. La crescita maggiore nella raccolta differenziata è stata registrata nel meridione con un +6,1%. Anche nelle regioni del Centro il dato è positivo, +1,6%, mentre il tasso di recupero di carta e cartone rimane stabile al Nord, dove la raccolta ha già raggiunto livelli molto buoni.
Sono circa 3,3 milioni le tonnellate di carta e cartone conferite lo scorso anno dagli italiani, per una media nazionale di 54 chilogrammi per abitante. Mancano circa 200 mila tonnellate al raggiungimento dei livelli indicati dall’Unione europea, entro il 2020. Un traguardo a portata di mano, se si punta sul meridione. Secondo una stima di Comieco, infatti, sono circa 600 mila le tonnellate di carta e cartone che, nelle regioni del Sud, finiscono ancora nell’indifferenziato. «L’obiettivo è raggiungere il livello dell’Abruzzo, che ha superato i 50 kg per abitante», sottolinea il direttore generale Carlo Montalbetti.

NEL 2017 A TRAINARE LA CRESCITA dell’1,6% a livello nazionale rispetto all’anno precedente sono state proprio le regioni del meridione. In queste aree le percentuali di raccolta sono più basse rispetto alla media nazionale, ma in graduale aumento. Si sta riducendo, dunque, il divario Nord-Sud relativo al conferimento di carta e cartone. Delle 50 mila tonnellate in più del 2017, circa 40 mila arrivano dalle regioni meridionali. Nel Sud ad aver ottenuto i risultati migliori sono Abruzzo, Puglia e Campania. Più in difficoltà Calabria e Sicilia.

«Le scelte e la determinazione degli amministratori pubblici e delle società di servizio», sono queste secondo Carlo Montalbetti le leve che hanno spinto la crescita nel meridione. Esempi virtuosi nel miglioramento della raccolta sono due grandi città del Sud: Bari e Napoli. Il capoluogo pugliese ha puntato sullo sviluppo e sul rafforzamento del sistema di conferimento porta a porta. «La città è vicina ai 70 kg pro capite di carta e cartone, pronta a sfidare Milano», sottolinea il direttore generale di Comieco. Un successo simile è quello di Napoli, che è riuscita ad incrementare del 20% la raccolta di materiale cellulosico, negli ultimi due anni.

IL CONSORZIO HA INVESTITO, nell’arco di 4 anni, oltre 6 milioni di euro aiutando i comuni medio piccoli. Nell’80% dei casi si è trattato di amministrazioni del Sud. Comieco ha permesso ai comuni di dotarsi di attrezzature: dalle campane ai bidoncini. Da tre anni il consorzio investe circa 7 milioni di euro a sostegno delle grandi aree metropolitane, come Napoli, per garantire attrezzature e automezzi. «Abbiamo assunto un ruolo sussidiario a garanzia del riciclo e dello sviluppo dei servizi di raccolta», afferma Montalbetti.

IL MERIDIONE CRESCE, ma non mancano le difficoltà. Le maggiori criticità, secondo il consorzio per il recupero del materiale cellulosico, sono legate all’efficacia e alla puntualità della raccolta da parte delle società di servizio. «In alcuni comuni non è possibile realizzare la raccolta porta a porta, che permetterebbe di arrivare direttamente al cittadino», evidenzia il direttore generale. I problemi sono connessi alla progettazione, alla gestione dei servizi e alla comunicazione diretta ai cittadini. «La capacità di ritiro e di riciclo del consorzio è assicurata», aggiunge. Lungo l’asse Napoli-Salerno esiste un sistema industriale legato alla lavorazione della carta da macero e alla produzione di imballaggi, mentre in Sicilia è stato realizzato un piccolo impianto.

Ai comuni arrivano anche i vantaggi del miglioramento della raccolta differenziata. «Nel 2017 Comieco ha erogato 110 milioni di euro per la gestione della carta e cartone differenziate dai cittadini», spiega il direttore del consorzio. L’intero sistema della raccolta differenziata, attraverso il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) ha distribuito più di mezzo miliardo. Altrettanto importanti sono i risvolti ambientali: «Per avere un’idea: 30 milioni di tonnellate raccolte e riciclate dal sistema Comieco corrispondono all’intera produzione di rifiuti solidi urbani di un anno. Come se per un anno in Italia non ci fossero rifiuti», spiega. La raccolta differenziata, poi, secondo Carlo Montalbetti ha anche una funzione sociale: «È un termometro del senso civico».

LA SCELTA DI PRESENTARE IL RAPPORTO a Palermo non è stata casuale. Come spiega il direttore generale di Comieco Carlo Montalbetti, «la Sicilia è lo snodo più importante per il cambio di passo nella raccolta dei rifiuti». Ad oggi rappresenta il fanalino di coda del recupero di carta e cartone, con una media di 22 kg procapite. «È dalla Sicilia che bisogna ripartire con un’alleanza vincente tra cittadini, pubbliche amministrazioni e settore industriale», sottolinea Montalbetti. A dare il buon esempio nell’isola sono i comuni medio piccoli come Marsala, Alcamo e Cinisi. Si tratta di città che hanno superato i 40 chili per abitante. «È dalle realtà periferiche che arrivano i segnali positivi, mentre ai comuni capoluogo serve una terapia d’urto per invertire la tendenza», sostiene il direttore di Comieco.

ALLA FINE DI LUGLIO IN SICILIA è nato il Club dei comuni Ecocampioni. Si tratta di 22 amministrazioni che quest’anno sono riuscite a superare i 40 kg pro capite di carta e cartone, derivanti dalla raccolta domestica. «Lo scopo è dimostrare che si può fare bene e in tempi abbastanza rapidi», spiega Carlo Montalbetti. L’idea del club è nata in Campania come reazione all’emergenza rifiuti, per segnalare le buone pratiche e le amministrazioni virtuose esistenti. I comuni che fanno parte del club vengono sostenuti da Comieco anche attraverso finanziamenti per campagne di comunicazione. Le amministrazioni possono scambiarsi informazioni riguardanti: le tempistiche, le tecniche di raccolta porta a porta adottate e le modalità con cui avvengono i controlli.

 

Il Manifesto

Pubblicato 13.8.2018