Ambiente e pandemia il drammatico connubio della pianura padana Covid-19. – di Piero Bevilacqua
Sono numerosi e attendibili gli studi che dimostrano il dramma dell’avvelenamento del territorio oggi più colpito dal contagio virale che attacca i polmoni.
Ma perché presocché nessuno, né i medici, né il ministro della Sanità, né i soliti commentatori televisivi, esperti su tutti i temi emergenti, né i giornalisti, tentano di abbozzare una risposta alla domanda, che ormai tutti si pongono: perché tanta mortalità in Lombardia?
Un interrogativo al quale per la verità qualcuno, nei siti in rete, comincia a dare risposte nell’unico senso plausibile: le condizioni ambientali della Pianura padana.
E’ solo per il cronico analfabetismo ecologico degli intellettuali italiani, per la cultura tutta politica o politico-economica dei giornalisti, per la ghettizzazione storica degli specialismi medici, che dai tempi di Cartesio hanno separato, per tutti i secoli della modernità (salvo parentesi italiane degli studiosi della malaria), il corpo dell’uomo e le sue malattie dagli habitat in cui vivono? O è per non mettere in discussione l’assetto economico su cui è stato edificato il benessere sociale di quelle regioni?
Eppure un po’ di attenzione ai problemi del nostro ambiente avrebbe dovuto subito indirizzare le osservazioni nel verso giusto.
Chi segue anche da dilettante questi fenomeni sa che da anni una nube tossica sosta sul cielo della pianura padana. Oggi le cose sono migliorate, grazie alla riduzione dei grandi inquinanti negli scarichi delle auto. E tuttavia non abbastanza, al punto che oggi la grande nuvola di smog staziona ancora su quell’area.
Come informa Jacopo Giliberto, su un sito in rete, col report Inquinamento, foto shock (pianura padana con smog) vista dal satellite. La foto riportata è stata scattata dai satelliti europei della missione Copernicus Sentinel, impegnati a misurare, nel periodo tra gennaio e aprile di quest’anno gli ossidi di azoto nell’atmosfera.
L’articolo ricorda correttamente che la nostra più grande pianura ha condizioni meteo-climatiche e geofisiche uniche in Europa, e che gli inquinamenti dominanti sono dovuti agli allevamenti intensivi, alla concimazione chimica dei campi, ai fumi della fabbriche, alle emissioni dei motori diesel.
Mancano per la verità, in questo sintetico quadro, gli inquinanti atmosferici che non sono affatto scomparsi nelle città con la riduzione dello smog e che sono in aumento: l’ozono e il particolato M5 ed M10, le minute particelle che si depositano nei polmoni dei cittadini europei.(A.Ballarin Denti,
L’aria che respiriamo, una questione politica, «Vita e pensiero» 2008, n.1) E allora, cosa ci dicono queste informazioni sull’alta mortalità della Lombardia? Un contributo prezioso lo da il sito InfoData Il Sole24ore, nel quale si osservano i grafici relativi alle malattie influenzali dello scorso anno, sui Casi gravi e decessi per regioni.
Ebbene, emerge con nettezza che in cima ai casi con decessi sta l’Emilia-Romagna, seguita dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Veneto. Agli ultimi posti in ordine decrescente, (a parte Trento e Bolzano, con pochi casi, e l’Umbria e l’Abruzzo senza morti) stanno la Calabria, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna. Il commento ai grafici riporta una indicazione che convalida la nostra tesi: “La Lombardia è stata la regione in assoluto più colpita, con 138 casi gravi, anche se la porzione dei decessi è fra le più basse d’Italia”.
In questa regione, dove esiste il più avanzato sistema sanitario del Paese – e personale medico e paramedico di primissimo ordine, come possiamo ammirare con gratitudine in questi giorni – sono stati salvati più pazienti, ma su una popolazione che tende ad ammalarsi in misura incomparabilmente più estesa degli altri italiani.
Oggi il Covd19 colpisce cittadini dai polmoni compromessi da decenni di smog. Drammaticamente significativo il caso opposto della Calabria, dove a prendere l’influenza virale sono in pochi, ma i morti sono addirittura la metà degli ammalati.
Documento doloroso di una disparità intollerabile, che accusa le classi dirigenti nazionali e regionali.
Ebbene, questi dati non ci consolano e oggi servono a poco. Ma sono indispensabili per l’immediato futuro, per ripensare con radicale severità lo sviluppo capitalistico dominante.
E cade qui a proposito un po’ di cronaca. Il 17 sera, dopo aver assistito al vano tentativo di Giovanni Flores, nella trasmissione Tv Di martedì, di avere dai suoi ospiti qualche risposta sulle ragioni dell’alta mortalità lombarda, sono passato al dibattito che si svolgeva con Bianca Berlinguer, alla trasmissione Carta Bianca. Pochi minuti per raccogliere una vera perla del mio vecchio amico Massimo Cacciari
Un intellettuale, al netto delle cantonate politiche, sempre al di sopra di una spanna dalla media, per ampiezza di visione. Ebbene, nel lasciarsi andare a un programma di massima per il futuro dell’Italia, tra tante cose sagge, si è lasciato scappare il punto programmatico di una organizzazione della società secondo stretti “criteri aziendali”. Ma se è proprio questo criterio che sta conducendo non l’Italia, ma il mondo intero, nel cul de sac di una crisi ambientale forse irreversibile, che ci renderà sempre più esposti alla serie di pandemie prossime venture?
Il Manifesto
(Immagine riportata da Il Manifesto)