Ma i rientri possono essere ‘sicuri’.- di Battista Sangineto
Il governo nazionale, Presidente Santelli, ha opportunamente previsto che possano tornare a casa tutte le persone bloccate, lì dove si trovavano per lavoro o per studio, a causa delle restrizioni delle libertà personali determinate dall’emergenza sanitaria. Spero che non abbia in animo di opporre a questa decisione governativa, di nuovo, una chiusura dei ‘confini’ della Calabria che, ora più di ieri, avrebbe il sapore di una misura medioevale.
L’autorizzazione a tornare nella propria terra, giustamente concessa nel DPCM ai cittadini che vi risiedono, attenua, anche se solo in parte, la privazione del diritto di libera circolazione su tutto il territorio nazionale statuito dalla Costituzione, come hanno rilevato i costituzionalisti Cassese, Baldassarre e Zagrebelsky.
Sono sicuro, Presidente, che non si opporrà, da donna delle Istituzioni e di Legge, all’esercizio di questo diritto fondamentale da parte dei cittadini calabresi che, altrimenti, rimarrebbero lontani dalla Calabria per chissà quanti altri mesi, a giudicare dalle ultime -forse troppo caute, soprattutto per il Mezzogiorno- disposizioni governative. Potrebbe accadere, e sarebbe peggio, che, grazie al DPCM, ritornerebbero comunque, ma senza alcun controllo, come è già avvenuto.
Gentile Presidente, non aspetti il Governo, prenda l’iniziativa di stringere un accordo con il Ministero dei Trasporti e con le Ferrovie dello Stato per organizzare, come mi ero già permesso di suggerirle, treni dedicati solo a quei poveri calabresi emigrati che sono stati licenziati dalle aziende del nord, a coloro i quali hanno perso un lavoro precario o in nero, agli studenti che, civilmente, sono rimasti nei luoghi in cui studiavano e, ormai, a tutti quei calabresi che vogliano tornare nella Regione in cui risiedono.
Predisponga, inoltre, almeno tre squadre di sanitari che -a Paola, Lametia e Reggio Calabria, per esempio- conducano, su tutti i passeggeri, gli esami necessari e faccia sistemare gli eventuali positivi, per una quarantena in sicurezza, in alcuni dei tantissimi alberghi vuoti della nostra Regione.
Con uno sforzo organizzativo ed economico non smisurato -facendo gli stessi controlli anche per l’autostrada e per gli aeroporti- si possono far tornare, Presidente, in totale sicurezza questi poveri disoccupati, studenti, precari e lavoratori in nero ponendo fine alla loro sofferenza economica, psicologica e sentimentale.
Sarebbe un’azione di rilievo non solo politico ed amministrativo, ma anche di rilevanza umana e morale, non in contraddizione con la nostra naturale e costitutiva disposizione, della quale meniamo gran vanto, all’accoglienza degli altri che, in questo caso, sarebbero nostri conterranei.
da “il Quotidiano del Sud”, 28 aprile 2020