Caro Emiliano, ti scrivo di Piero Bevilacqua
Caro presidente Emiliano,
come ben sa, il governo in carica, sotto l’impulso del partito della Lega, è in procinto di varare una legge che assegnerà alla regione del Veneto autonomie in ben 22 due materie e soprattutto uno regime fiscale privilegiato. Quanto questo passo sia gravido di conseguenze per le regioni del Mezzogiorno, e per la tenuta futura dell’intera impalcatura del Paese, è stato denunciato da più parti. Anche da istituzioni autorevoli e indipendenti come l’ Istat e lo Svimez. Dunque non entrerò analiticamente nel merito di questa proposta che lei certamente ben conosce, né delle tante prevedibili conseguenze della sua applicazione. Anche se è il caso di rammentare che forse solo in Italia, tra i Paesi UE, accade un così singolare pervertimento di un dogma del pensiero liberista, disciplinatamente seguito, negli anni, da tutti i governi della Repubblica. Vale a dire la ritirata dello Stato da ogni ingerenza nella vita economica, da lasciare, senza lacci e laccioli, come diceva qualcuno, alle libere forze del mercato. Nel caso della legge in questione si fa un passo ulteriore . Ora lo stato non si limita a contenere le disuguaglianze con una politica fiscale che contenga in qualche modo le spinte disgregatrici del mercato, ma prende esso stesso l’iniziativa per creare disparità e disuguaglianze tra i territori e i cittadini del nostro Paese.
Mi permetto di ricordarle questo, caro presidente – da storico che ha passato una vita a studiare il nostro Stato nazionale e soprattutto il nostro Sud – che lo stravolgimento isituzionale in progetto potrebbe avviare il declino irreversibile dell’Italia.Alcuni processi politici, una volta avviati, diventano irreversibili. E viene in mente a proposito il nostro Machiavelli, che alle << cose di stato>> applicava le metafore del corpo e delle malattie. Per cui, ricordava il grande Fiorentino, vi sono malattie che << nel principio è facile a curare e difficile a conoscere: ma nel progresso del tempo, non avendo nel principio conosciuta né medicata, diventa facile a conoscere e difficle a curare .>>
Perché mi rivolgo a lei? Perché lei non è solo il presidente di una delle Regioni più dinamiche dell’Italia meridionale, ma è anche un’autorevole figura politica di rilievo nazionale. Non solo, ma essendo lei un presidente non certo chino sulle carte, e anzi capace di iniziative coraggiose alla testa della popolazione che governa, rappresenta volente o nolente, un punto di vista politico-istituzionale di prim’ordine. Che lo voglia o no, caro presidente, il suo silenzio in questo momento, su questo gravissimo progetto legislativo, suona come acquiscienza e accettazione. Forse peggio, può essere interpretato come miope interresse di breve periodo, dettato dal calcolo di potere ottenere in cambio maggiore autonomia nel governo della Puglia.
Mi permetto di dire che lei dovrebbe fugare al più presto tali sospetti. E che anzi molti si aspettano da lei una iniziativa energica, com’è nel suo stile e nelle sue capacità, in difesa delle ragioni di tutto il Mezzogiorno. Le quali, mai come in questo caso, coincideono con quelle dell’Italia tutta intera.
Con i più cordiali saluti
Piero Bevilacqua