Caro ministro Provenzano, che si fa con i giovani tornati al Sud? Lettera aperta di Tonino Perna, Piero Bevilacqua, Laura Marchetti, Domenico Cersosimo, Battista Sangineto, Pino Ippolito
Per decenni leader sindacali, politici, giornalisti si sono strappati le vesti denunciando la fuga dal nostro Sud dei giovani: quasi due/terzi della generazione nata negli anni ’90 è emigrata dal Mezzogiorno!
Fiumi d’inchiostro si sono spesi per denunciare un viaggio che fino all’arrivo della pandemia sembrava irreversibile.
Una delle conseguenze del Covid-19 è stata quella di aver fatto rientrare nel Mezzogiorno decine di migliaia di giovani provenienti dal Nord Italia e dall’estero.
Una svolta storica, un’occasione unica, un’opportunità imperdibile. Purtroppo, il ritorno «forzato» dei nostri giovani emigranti è stato visto finora solo come un pericolo.
Alcuni presidenti di regioni meridionali (Calabria e Sicilia in primis) hanno visto nel ritorno solo l’invasione dei lanzichenecchi, la marcia degli untori.
Si è parlato di una strage che avrebbe colpito il popolo meridionale per via di questi figli irresponsabili ed egoisti: per fortuna non è avvenuta, la gran parte di questi ragazzi ha seguito le regole, fatto la quarantena e ora sta aspettando.
Queste figure vivono oggi in un limbo, senza prospettive per il futuro, incerti se restare o ritentare la fortuna nel Nord Italia o all’estero, dove però la crisi economica ha tolto loro molte occasioni di lavoro, sia pure precario.
Caro ministro,
ci appelliamo a lei perché prenda atto che siamo di fronte ad una opportunità storica per il nostro Sud che non si ripeterà.
Bisogna prendere immediatamente dei provvedimenti a favore dei giovani “rientrati” che si sono fatti registrare.
Decine di migliaia di giovani meridionali, rientrando a casa, si sono dichiarati e sono andati in quarantena (solo in Calabria più di 20.000).
Un atto di lealtà e responsabilità a cui le istituzioni dovrebbero rispondere in maniera adeguata. Innanzitutto, chiedendo a questi giovani “rientrati” di fare delle proposte, di cominciare a immaginare che cosa potrebbero fare hic et nunc, quale lavoro e attività intraprendere in questa terra da cui sono dovuti fuggire.
Noi ci permettiamo di suggerire l’idea di un piano, partecipato, che tenga conto dei bisogni economici, demografici e ambientali del nostro territorio e insieme delle forze disponibili, delle risorse di energia, talento e creatività di questa generazione.
Occorre rammentarsi che Sud significa in gran parte Appennino. Non si può pensare di lasciare in abbandono questo immenso patrimonio territoriale dell’Italia intera.
Occorre perciò immaginare una vasta opera di infrastrutturazione di ferrovie leggere, che valorizzi le vecchie linee abbandonate e ne crei di nuove, in modo da formare un nuovo sistema circolatorio delle aree interne e togliere dall’isolamento paesi, colline, cittadine, aree agricole e forestali oggi emarginate.
L’agricoltura, che non è più pensabile come semplice produttrice di derrate agricole, va aiutata con risorse della PAC a diventare centro di servizi avanzati: alimentando la filiera alimentare, facendo ristorazione, turismo, accoglienza sociale, conservazione del suolo e difesa del paesaggio.
I paesi che escono dall’isolamento, anche grazie alla cablazione e alla rete, che custodiscono un patrimonio abitativo immenso, offrono la possibilità di trasformare gli edifici di pregio in centri di ricerca, abitazioni per giovani coppie, alberghi, centri di accoglienza, di svago, di recupero sociale.
E infine risorse a Università e ricerca finalizzate alla conversione ecologica oggi più che mai necessaria. Molti di questi giovani sono intelligenze che cercano altrove la possibilità di applicare la loro creatività.
Caro ministro,
le stiamo indicando solo delle potenzialità, che lei peraltro ben conosce, ma per alludere alle enormi potenzialità che oggi abbiamo davanti.
Le risorse finanziarie non mancano, sia quelle dei fondi strutturali europei, sia quelle che arriveranno dai vari stanziamenti dell’Unione.
Quel che a questo punto manca è un atto coraggioso di volontà politica. Si potrebbe cominciare consultando i presidenti delle Regioni, ma è evidente che le forze su cui far leva saranno i comuni.
Siamo certi che una vasta campagna di valorizzazione delle nostre giovani intelligenze e delle risorse meridionali aprirebbe una nuova stagione di slancio politico e di speranze. Servirebbe d’esempio all’Italia intera, incontrerebbe di sicuro il favore e l’appoggio dell’opinione pubblica nazionale.
* Tonino Perna, Piero Bevilacqua, Laura Marchetti, Domenico Cersosimo, Battista Sangineto, Pino Ippolito
da “il Manifesto”, 9 giugno 2020