Parte da Condofuri la riqualificazione e il rilancio delle coste calabresi.-di Alberto Ziparo
Le accelerazioni evidenti e i relativi accentuati disastri (alluvioni invernali, incendi estivi) della crisi climatica – e le sue ricadute, compresa pandemia- stanno spingendo ad una maggiore attenzione generale alla riqualificazione ecologica dei contesti territoriali, che devono assicurare anche i contributi locali alla lotta per l’ambiente e il clima.
In questo quadro di forte tensione verso l’ innovazione ecologica si inserisce (purtroppo per adesso come unica eccezione calabrese) il “progetto di Parco a Mare di Condofuri “ , che sta infatti ottenendo riconoscimenti importanti da consessi culturali, tecnici e scientifici nazionali e internazionali attinenti le discipline urbanistiche e territoriali, quale modello innovativo di riqualificazione costiera utile anche a livello sovra regionale. E che sarà oggetto martedì 14 gennaio pv. di un convegno in webinar organizzato dai corsi di laurea di urbanistica e pianificazione dell’università di Firenze.
A Condofuri siamo in presenza di un tratto di costa ionica reggina che si è preservato dalla diffusione dell’insediamento, pervasivo e degradante, che ha segnato l’intorno- come molta costa calabra – e presenta ancora i caratteri ecopaesistici originali, con la percepibilità della sequenza linea di battigia – spiaggia – fascia predunale – dune – macchia mediterranea intensa e poi di transizione – urbanizzato. Tale area è però oggi minacciata da un lato dai processi erosivi della costa, dovuti a fattori macro e micro climatici, e dall’altro da una non ancora rilevante, ma crescente, recente pressione insediativa del centro urbano.
E’ localmente molto attiva la presenza di un laboratorio territoriale, formatisi già da alcuni anni per iniziativa di tecnici e ambientalisti locali, che è il proponente del progetto di riqualificazione. Elaborazione che costituisce il portato del programma territorialista, filone innovativo di ricerca e azione urbanistica centrato sui valori dei luoghi.
Il progetto di “Parco a mare” di Condofuri non nasce però originariamente quale operazione di tutela, riqualificazione e restauro della fascia costiera del comune com’è oggi. Circa una decina di anni or sono il comune infatti era riuscito a farsi approvare nell’abito del POR Calabria 2007-13 (Programmazione nazionale e comunitaria) un “vecchio” progetto di realizzazione del Waterfront nella fascia costiera del territorio comunale.
Gli ambientalisti locali di tutela facevano subito notare che, riproposta una ventina d’anni dopo, la configurazione dell’opera si rivelava assolutamente inadeguata, anche perché contrastante con la corrente normativa nazionale e regionale, che non permettevano più operazioni tanto vaste di cementificazione, consumo di suolo, impermeabilizzazione e impatto ambientale in area costiera (interamente tutelata dal Codice del Paesaggio).
Il citato laboratorio ha promosso allora una serie di momenti di discussione ed elaborazione che si riferivano da una parte al filone territorialista e dall’altra a modelli progettuali innovativi di riqualificazione delle fasce costiere, che, muovendo dalle originali elaborazioni americane EPA/Baltimore University, diverse strutture scientifiche, accademiche e ambientaliste, stanno tuttora veicolando anche in Europa e in Italia .
Il Comune di Condofuri nel 2014 ha accettato di rivedere il progetto, trasformandolo secondo le istanze del laboratorio da “lungomare” in “Parco a mare”, che intende consolidare gli ecosistemi presenti, considerati gli habitat e gli apparati esistenti, preservare la costa in erosione, e creare un parco costiero (non marino), che diventi area di incontro e fruizione socioculturale e ambientale permanente, fruita non soltanto dagli abitanti del comune.
Nel progetto di massima ,si erano individuate le diverse “fasce paesistiche” parallele alla linea di costa: per ciascuna di esse si predisponevano meccanismi di tutela e leggera fruizione; si prevedeva di realizzare attrezzature non fisse, prevalentemente stagionali, per le attività di servizio alla balneazione e all’uso sociale del tempo libero e di riposo, con l’impiego di materiale e strutture ecologicamente compatibili.
Le Linee Guida Territorialiste, venivano consolidate anche dallo studio di supporto alla progettazione effettuato dall’urbanista Enrico Gullì , in occasione della sua tesi di laurea.
Nella elaborazione progettuale definitiva si ripropongono gli apparati paesistici e gli ecosistemi originali, con elementi della rete ecologica e segnatamente delle “green e blue ways”, anche in funzione di integrazione e connessione delle diverse fasce paesistiche, secondo la matrice ambientale preesistente, reindividuata tramite il “patrimonio territoriale”.
In particolare si realizzano adesso attrezzature di difesa e consolidamento delle dune e degli apparati predunali, sentieri che seguono gli originali collettori ecologici, e soprattutto si ripristina per quanto è possibile l’apparato vegetale un tempo ricchissimo e in parte scomparso, con la riproposizione degli antichi “ giardini botanici”. Il Parco a Mare diventa così parte di una più ampia operazione di riterritorializzazione della fascia costiera.
Il progetto, che oggi potrebbe vedere la realizzazione con le risorse dei Collegati al PNRR, suscita interesse perché va oltre le pure importanti tutela e riqualificazione costiera , per proporre un processo di valorizzazione legato al paesaggio , e segnatamente a cultura , turismo esperienziale , produzione di beni immateriali , educazione e ricerca. Con la stessa logica di coniugazione di sviluppo e paesaggio che sta contrassegnando l’azione locale in tutta l’Area Grecanica . E a cui si sta guardando da tutta la Calabria e il Mezzogiorno.
da “il Quotidiano del Sud” del 14 dicembre 2021