
I dati della povertà e il racconto fasullo.-di Filippo Veltri
Stavolta non sono le classifiche di vivibilità del Sole 24 ore ad indicare dove e come stiamo come Calabria. Classifiche contestabili finché si vuole – del tipo: qui c’è un mare da favola, in Sila l’aria più pulita del mondo (o d’Europa, fa lo stesso) ed altre menate del genere – ma che indicano purtuttavia una tendenza comunque chiara.
Stavolta parla l’ISTAT, incontestabile dunque, che certifica come nel 2023 il reddito disponibile delle famiglie per abitante del Mezzogiorno si attesta a 17,1mila euro annui e si conferma il più basso del Paese e la Calabria è all’ultimo posto tra gli ultimi. Rapporto che nei giorni scorsi è stato ampiamente illustrato su queste pagine, con tutte le cifre e i dati resi noti da Istat, da Maria Francesca Fortunato.
C’è poco quindi da raccontare a mo’ di favolette ai bambini ma per non annoiarvi troppo ecco qualche altra cifra utile solo per qualche considerazione finale.
La distanza in termini di reddito del Sud da quello del Centro-Nord, pari a 25mila euro, è superiore al 30%. Lo si legge nel Report Istat sui conti economici territoriali. La graduatoria regionale vede in prima posizione la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con un Pil per abitante di 59,8mila euro, seguita da Lombardia (49,1mila euro), Provincia autonoma di Trento (46,4mila euro) e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (46,3mila euro). Il Lazio si conferma la prima regione del Centro e l’Abruzzo è la regione del Mezzogiorno con un Pil per abitante più alto (31mila euro), seguita da Basilicata (27,5mila), Molise (26,7mila) e Sardegna (26,3mila).
La Calabria in questa classifica resta stabilmente all’ultimo posto della graduatoria, con 21mila euro, preceduta dalla Sicilia, con un valore del Pil per abitante di 22,9mila euro. In pratica nella provincia di Bolzano si registra un pil pro-capite che è quasi tre volte quello della Calabria. E non è finita qui: In Italia nell’anno la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante, valutata a prezzi correnti, è stata pari a 21,2mila euro. I valori più elevati si sono registrati nel Nord-ovest (24,2mila euro) e nel Nord-est (23,8mila euro); segue il Centro, con 22,2mila euro, mentre il Mezzogiorno si conferma l’area con il livello di spesa più basso (16,7mila euro).
Fin qui le cifre più significative del rapporto ISTAT, giusto per dare un’idea dello stato dell’arte. Tante altre ce ne sono infatti in quel rapporto ma il quadro è ultra chiaro e indica che le chiacchiere sui miglioramenti mirabolanti che ci vengono propinati ad ogni piè sospinto non si capisce su che cosa si poggiano. E non parliamo dei servizi sociali primari, dell’assistenza, della sanità su cui questo giornale ha avviato da settimane una martellante campagna stampa di mobilitazione. E non parliamo nemmeno delle infrastrutture di trasporto, tutte, strade ferrovie etc etc. ridotte ad uno stato di colabrodo, dove più e dove meno, degne del terzo mondo in alcuni casi.
Bastano tre ore di pioggia per aprire voragini dovunque (vedi ultimo nubifragio di domenica scorsa). Per non parlare – ancora – dei tassi di emigrazione di giovani e meno giovani fuori dalla regione, con un calo delle residenze da far paura.
Siamo insomma ad un momento cruciale, uno dei tanti direte voi, che dovrebbe indicare una linea di condotta chiara e certa a tutti gli attori politici, istituzionali, sociali, culturali che qui operano. Assistiamo, viceversa, ad un continuo vociare senza costrutto, ad un rimpallo di ruoli e responsabilità, di colpe e di errori, vecchi e nuovi, che non si traduce alla fine in niente.
Settimane fa due economisti calabresi – Mimmo Cersosimo e Rosanna Nisticò – avevano già descritto un quadro a tinte vere e fosche. Ne abbiamo scritto su questo giornale ampiamente. Tutto era passato in cavalleria. È proseguito quel mettere assieme un pezzo qua ed uno di là, tutto privo di rete e di collegamento, per annebbiare ancora una volta un’opinione pubblica confusa e distratta. La domanda resta sempre quella ed unica: si può andare avanti con questo andazzo?
da “il Quotidiano del Sud” dell’8 febbraio 2025